È giallo sulla morte di Sophie Nyweide, trovata senza vita sulla riva di un fiume vicino a Bennington, in Vermont.

L’ex bambina prodigio del cinema statunitense aveva 24 anni. La scoperta è stata fatta il 14 aprile scorso ma solo in queste ore i media americani ne hanno dato notizia. La ragazza sin da piccola aveva partecipato a produzioni importantissime come quelle dei film Mammoth e Noah.
Sulla tragedia sta indagando la polizia del Vermont, e si attendono ora i responsi dell’autopsia e degli esami tossicologici. La mamma aveva raccontato che la figlia, molto fragile psicologicamente, faceva uso di farmaci che si prescriveva da sola. “Si è curata da sola per affrontare tutti i traumi e la vergogna che si portava dentro, e questo l’ha portata alla morte“, ha scritto la famiglia in un comunicato.
Sophie Nyweide: la polizia ipotizza anche una overdose
Stando alle ultime indiscrezioni Sophie Nyweide era incinta al momento della morte. Secondo il certificato di morte, è stata dichiarata deceduta poco prima delle 5 del mattino del 14 aprile a Bennington, nel Vermont. La polizia sta indagando sulla morte come possibile overdose non intenzionale.
Da quando aveva 10 anni, Sophie era apparsa in sette film. In Mammoth (2009) del regista Lukas Moodysson, aveva interpretato Jackie, una bambina che ha un legame speciale con la sua tata filippina (Marife Necesito). Originaria del Vermont e figlia di un’ex attrice, Shelly Gibson, tra i suoi film si ricorda anche I numeri dell’amore su una ragazzina la cui madre sta morendo di cancro. E il biblico Noah del 2014 di Darren Aronofsky, con Russell Crowe.

È apparsa anche in Il matrimonio di mia sorella del 2007 di Noah Baumbach, in La teoria delle ombre del 2010, con James Franco. La giovane attrice era tra i membri del cast che si sono recati oltreoceano per promuovere il dramma svedese in lingua inglese alla prima del Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Sophie era nata l’8 luglio 2000 a Burlington, nel Vermont.
La sua famiglia ha pubblicato a pagamento un necrologio si media locali con parole struggenti: “Sophie era una ragazza gentile e fiduciosa. – si legge nel testo – Scriveva e disegnava voracemente, e molta di questa arte raffigura la profondità che aveva, e rappresenta anche il dolore che ha sofferto. Molti dei suoi scritti e delle sue opere d’arte sono tabelle di marcia delle sue lotte e dei suoi traumi. Si è curata da sola per affrontare tutti i traumi e la vergogna che si portava dentro, e questo l’ha portata alla morte. Ha ripetuto più volte che ‘se la sarebbe cavata da sola‘ ed è stata costretta a rifiutare le cure che avrebbero potuto salvarle la vita“.