L’omelia del Cardinale Giovanni Battista Re ai funerali di Papa Francesco e il ricordo dell’ultima volta tra i fedeli a Pasqua.
Ha sempre chiesto ai fedeli di pregare per lui Papa Francesco e ora, “chiediamo a te di pregare per noi”. È terminata così l’omelia del cardinale Giovanni Battista Re, nel corso dei funerali sul sagrato di San Pietro.

In presenza dei capi di Stato e di governo delle potenze mondiali interessate alle guerre, il ricordo di Papa Francesco come uomo di pace, sempre vicino agli ultimi. Il ricordo del suo primo viaggio a Lampedusa, luogo simbolo della morte in mare dei migranti, per mandare un messaggio di accoglienza.
“Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa, per trovare le soluzioni possibili”. Un messaggio questo, che risuona fortissimo, soprattutto perché oggi, a margine dei funerali del Papa, il presidente Usa Donald Trump ha invocato un super summit con gli altri Paesi per parlare delle questioni internazionali più rilevanti, tra cui la guerra in Ucraina.
“Nessuno si salva da solo”: la potenza delle parole di Papa Francesco
“La guerra, diceva, è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di com’era in precedenza. È per tutti una dolorosa sconfitta”.
Nessuno si salva da solo, diceva Papa Francesco quando con il suo linguaggio ricco di metafore e le locuzioni che andavano dritte al punto e nel cuore della gente, parlava della cultura dello scarto. La Chiesa come ospedale da campo, che cura tra le macerie.
Il cardinale Giovanni Battista Re ha ricordato l’incessante impegno del Santo Padre, la sua forte solidarietà nel governo della Chiesa, “desideroso di essere vicino a tutti, specie alle persone in difficoltà, spendendosi in prima persona per gli ultimi della terra, gli emarginati”.
Francesco è stato un Papa in mezzo alla gente, “con il cuore aperto e attento al nuovo che emergeva nella società”. Ed ha “realmente condiviso le ansie e le sofferenze, le speranze del nostro tempo”. Sempre pronto a “confortare e incoraggiare con messaggi dritti al cuore”, diretti e immediati.
Il mondo intero così lo Papa Francesco, che quando decise di chiamarsi così “apparve subito una scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato”, ispirandosi a San Francesco d’Assisi. Durante il suo governo del Vaticano, “conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale e diede subito l’impronta della sua forte personalità, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni”.
Nel corso dell’omelia del cardinale Re, anche il ricordo dell’ultima immagine collettiva di Francesco: quando nel giorno di Pasqua ha deciso di scendere per l’ultima volta tra i fedeli, “nonostante i suo problemi di salute”, sempre a bordo dell’amata Papamobile. Piazza San Pietro è gremita di persone: se ne contano, come previsto, 200.