Svolta nel caso della morte di Liliana Resinovich, la donna di 63 anni trovata senza vita il 5 gennaio 2022, a Trieste. Sebastiano Visentin, marito della donna, è indagato.
Massimo riserbo per il momento sull’indagine, anche perché non è chiaro lo stesso capo d’accusa che ha portato l’uomo ad essere iscritto ufficialmente nel registro degli indagati. Per la Procura, comunque, Visintin è coinvolto nell’omicidio della moglie.
Stando alle ultime indiscrezioni, i pm avrebbero deciso di accelerare subito dopo una perquisizione presso la sua abitazione. Un’attività effettuata martedì scorso e durata circa sette ore. Le autorità avrebbero prelevato diversi oggetti, con ogni probabilità per sottoporli ad analisi e approfondimenti. “Aspettiamo cosa i miei avvocati decideranno di fare. – ha detto Visentin – Io ho massima fiducia in loro, sono a disposizione e spero che avrò la possibilità di parlare con gli inquirenti e rispondere alle domande che mi faranno”.
Bisogna ricordare che Liliana Resinovich è stata trovata priva di vita il 5 gennaio di tre anni fa nel boschetto di San Giovanni. Inizialmente si era pensato ad un suicidio, ma una perizia medico-legale incaricata dalla Procura di Trieste all’anatomopatologa Cristiana Cattaneo ha fugato ogni dubbio. La salma è stata riesumata il 13 febbraio 2024. Liliana è stata uccisa nella mattinata del 14 dicembre 2021. Ovvero, il giorno stesso in cui è scomparsa.
Il suo corpo è stato ritrovato con la testa in due sacchetti per alimenti chiusi da un laccetto attorno al collo. Il corpo era in due grandi sacchi neri di quelli utilizzati per i rifiuti solidi, uno infilato dall’alto e uno dal basso. Liliana era poi stata vista l’ultima volta poco prima delle 9 del mattino, ripresa dalla videocamera di un autobus, mentre attraversa piazzale Gioberti, vicino a casa.
“Nella mia vita ho passato tantissime cose belle e tantissime cose brutte. – ha continuato Visentin – Questo è un momento delicato, di dolore. Sono indagato, ho perso la moglie, in questi anno ho cercato di capire cosa sia successo a Liliana. Trovarmi oggi indagato è la cosa peggiore che potesse capitarmi. Io sono qui a disposizione. Non ho la minima idea di cosa possa essere accaduto a Liliana, non ho sospetti su nessuno. A meno che non venga fuori qualcosa d’importante, credo sia difficile avere delle risposte“.
A indicare un possibile movente è stato a più riprese Sergio Resinovich, fratello della vittima. L’uomo ha chiesto alla Procura di indagare sul marito, sui familiari e le persone vicine, nonché sul figlio, sulla moglie e sulla loro cerchia di amici. Secondo il fratello della vittima si sarebbe trattato di un femminicidio a sfondo economico. “Solo lui (il marito, oggi indagato, ndr) aveva convenienza a far trovare il corpo – ha detto Sergio Resinovich – perché così entrava in possesso dell’eredità, di cui un terzo è stato dato a me, e rientrava anche nella reversibilità della pensione“.
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