C’è un errore molto comune ma anche molto grave: chi lo commette si vedrà automaticamente tagliare la pensione. Vediamo cosa non fare mai.
Già le pensioni sono piuttosto esigue in Italia: se poi l’assegno ci viene pure ridotto o, addirittura, dimezzato, il guaio può diventare enorme e possiamo trovarci nella situazione di non sapere più come fare per andare avanti. Ma con l’Inps non si scherza: gli errori si pagano e anche a caro prezzo.
E poco importa se una persona non sapeva che una certa cosa non si potesse fare: la Legge non ammette ignoranza! Purtroppo molte persone e, in particolar modo donne, stanno lamentando di essersi viste ridurre di parecchio l’assegno di reversibilità che, in molti casi, rappresenta una preziosa fonte di reddito quando il coniuge viene a mancare.
Come mai l’Inps ha deciso di andar giù a suon di sforbiciate all’improvviso? Non è una decisione improvvisa dell’Istituto di Previdenza Sociale: purtroppo molte persone ignorano come funziona la pensione di reversibilità e, dunque, senza esserne a conoscenza commettono un banalissimo errore che causa il taglio dell’assegno.
La pensione di reversibilità – o pensione ai superstiti – spetta al coniuge di un pensionato o di un lavoratore deceduto. Ma l’importo spettante non corrisponde al 100% del reddito del defunto: l’importo varia a seconda della situazione economica dei superstiti. In particolare un certo errore – molto comune – provoca l’immediata e drastica riduzione dell’assegno Inps.
La pensione di reversibilità può benissimo fare cumulo con i redditi sia da lavoro che da pensione. Pertanto, ad esempio, una donna che resta vedova può percepire la pensione di reversibilità anche se ha già la sua pensione o se lavora. Tuttavia, qualora questa persona avesse redditi che superano certe soglie, allora l’assegno di reversibilità verrà ridotto. Nello specifico funziona così:
Fin qui tutto chiaro. Il problema è che molte vedove si sono viste dimezzare l’assegno di reversibilità anche se non lavorano e non percepiscono nessuna pensione. Come mai? L’errore più comune consiste nel pensare che all’interno del reddito si tengano in considerazione solo lo stipendio da lavoro oppure l’assegno pensionistico.
In realtà se una persona non lavora e non ha pensione ma mette in locazione uno o più case, anche quello farà cumulo e, dunque potrà comportare una riduzione dell’assegno di reversibilità. E la regola vale anche qualora si affittassero tutti gli appartamenti con il regime della Cedolare secca.
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